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venerdì 25 giugno 2010

Paradise now

Paradise now non è un film che giustifica la violenza, adducendo le condizioni di vita nei territori palestinesi come una ragione valida per uccidere civili israeliani, ma la sua descrizione di due giovani come tanti altri (che fuori da lì avrebbero esistenze non dissimili a quelle dei nostri fratelli, fidanzati, figli) scatena dentro molti interrogativi. Il fatto, innegabile anche per chi si diverte a dipingere a tinte fosche il duello tra bene e male, tra civiltà e barbarie, è che i kamikaze sono esseri umani, con un bagaglio di vita magari più penoso e tragico, ma con le nostre stesse sensazioni e debolezze, con affetti familiari e amicizie come i nostri. E questo, anzichè rendere il film uno scandaloso inno alla violenza, è proprio ciò che fa intravedere la possibilità di un cambiamento, perchè, se non si tratta di mostri nè di fanatici impenetrabili ai dubbi, la speranza che si fermino e prendano una strada diversa si fa molto più concreta.
Poster Paradise NowGermania, Olanda, Francia 2005.

A Nablus, sulla striscia di Gaza, la vita di Khaled   e Said , amici da quando avevano otto anni, procede lentamente e tristemente. Quando giungerà il loro momento - sono stati scelti per compiere un attentato kamikaze ad Israele - i due ragazzi palestinesi decideranno di affrontarlo a testa alta. I preparativi, la video-testimonianza del martire, la vera e propria "ultima cena" e il pericoloso passaggio del confine: qualcosa va storto, i due si disperdono. Inizieranno così a riflettere su quello che stava per accadere ..








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